Am reușit să citesc, încet, legenda lui Colapesce; fără să cunosc limba italiană și fără să apelez la traducerea automata:
”Nella sua versione più conosciuta, quella palermitana, si narra di un certo Nicola (Cola di Messina), figlio di un pescatore, soprannominato Colapesce per la sua abilità nel muoversi in acqua; di ritorno dalle sue numerose immersioni in mare si soffermava a raccontare le meraviglie viste e, talvolta, a riportare tesori.
La sua fama arrivò al re di Sicilia ed imperatore Federico II di Svevia che decise di metterlo alla prova: il re e la sua corte si recarono pertanto al largo a bordo di un'imbarcazione e buttarono in acqua una coppa che venne subito recuperata da Colapesce. Il re gettò allora la sua corona in un luogo più profondo e Colapesce riuscì nuovamente nell'impresa. La terza volta il re mise alla prova Cola gettando un anello in un posto ancora più profondo ed in quell'occasione Colaspesce non riemerse più.”
( http://it.wikipedia.org/wiki/Leggenda_di_Colapesce )
Îmi dau seama că împăraților nu le plac minunile și oamenii-minune. Împărații ucid minunile.
Nu de îndată, ci încet, așa cum chinuie, în joacă, pisica un șoarece. Întind coarda până se rupe. E și asta o formă de cunoaștere.
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